Lettera del redattore gennaio / febbraio 2018

Di Melinda Stevens

QUESTO È IL NUMERO D'ORO LISTA 2018.

Contiene nelle sue pagine tutte le cose sublimi e irripetibili, tutte cose elevate e meravigliose. Tutto classico, eccezionale e bello come può essere.

Ed è così che mi trovo a Praga, in quella che è probabilmente considerata la più bella biblioteca del mondo, il Clementinum. L'ho sottovalutata, così, dopo aver strillato nel taxi per tutto il tragitto - guardando in cagnesco l'inclinazione maschile del singolare ordine della città, martellando lungo i ciottoli, fischiettando sul Ponte Carlo e lo scintillio dello scarafaggio del fiume Vltava nel luce invernale, passato il teatro dell'opera in cui si diceva che la scultura di Wagner fosse stata gettata dal tetto in un caso di identità errata - quando finalmente camminavo in biblioteca, la sua sorpresa mi sorprende completamente e io scoppio immediatamente in lacrime. Grandi colonne sollevano il perimetro del luogo, onde d'oro si arricciano da sopra di loro, una vertebra di globi scandisce il centro. E da una parete all'altra, e in alto, 20.000 libri stanno sentinella nel loro sonno, alcuni di 500 anni, tozzi e alti, scrostati e sfregati, adornati come regine, semplici come biscotti. Alcuni non hanno nulla che indichi ciò che è contenuto dentro, altri altrettanto misteriosi, con curiosi script scritti a mano sulle spine, l'urgenza della penna graffiata sul terreno accidentato della carta, che impartisce numero, codice, significato.

Una camera sul lato della stanza principale è uno spazio più luminoso in cui ogni tomo è stato lavato a calce per proteggerlo dal sole. L'effetto è sorprendente. I libri sembrano ossa, grandi linee ordinate di femori gessosi e tibie, costole e carpali. Non riesco a resistere sporgendo la mano per sentirne uno. 'NON TOCCARE ZE BOOKS!' una guardia grida. (Non è l'unico problema in cui mi trovo a Praga.)

Le cose belle mi hanno sempre esagerato. Quest'autunno ho visto un giardino di dalie a Baden-Baden che ricordava un fiume di ricci di mare lavato con arcobaleni. In primavera, nel Rajasthan, alzai lo sguardo dal finestrino al crepuscolo per vedere un cavallo Marawi che correva attraverso il deserto, con la coda alta nell'aria come una fontana, polvere sollevata come lucciole dagli zoccoli. L'estate scorsa, in mare aperto, i motori tagliati, a dondolo su un Mediterraneo cadenzato, la luce della luna cadeva così pesantemente su di me che sembrava essere intrappolata nelle fibre dei miei vestiti, quasi come se potessi coglierli e mangiare il pezzo di luna di pezzo.

Questo è il nuovo numero di Cond? Nast Traveler. The Gold List Issue, un tema che ama anche essere eccitato da cose belle da tutto il mondo.